Dopo anni di appelli e richieste inascoltate, sembrava che per i pazienti italiani che usano la cannabis per le proprie patologie, si fosse aperta la possibilità di cambiare le cose. Il riferimento è al tavolo tecnico voluto dal sottosegretario alla Salute Andrea Costa, che ha rilasciato diverse interviste intestandosi il merito e la bontà dell’operazione, senza però poi dare nessuna risposta concreta ai pazienti. I problemi che affliggono i pazienti italiani sono diversi e sono gli stessi da anni, mai affrontati dai vari ministri della Salute che si sono succeduti: mancanza della cannabis in farmacia, penuria di medici che la conoscono e la prescrivono, e infine la fallimentare produzione allo Stabilimento di Firenze, di proprietà del governo, ferma a 100/150 chili da 5 anni, quando il Portogallo, partito dopo di noi, nei primi due mesi del 2022 ne ha esportate 10 tonnellate. All’avvio dei lavori del tavolo tecnico, la richiesta dei pazienti è stata soltanto una: aprire il mercato delle importazioni di cannabis terapeutica, perché sarebbe il modo più veloce per porre riparo alla situazione ormai disastrosa. La legge italiana infatti attualmente obbliga i 5 importatori di cannabis autorizzati a rifornirsi solo dal ministero della Salute olandese, che a sua volta si rifornisce esclusivamente dal produttore di cannabis olandese Bedrocan. Il paradosso? Che per alcune importazioni straordinarie, gestite dallo stabilimento di Firenze, è stato impossibile acquistarla anche da altri produttori, ma gli importatori non possono. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: carenza di cannabis perenne. Uno degli importatori aveva provato a scrivere all’Antitrust per sollecitare le istituzioni a fare modifiche alla legislazione corrente e dall’autorità garante della concorrenza e del mercato avevano risposto che l’istruttoria era stata chiusa perché l’ente aveva avuto rassicurazioni da parte del Ministero della Salute che il sistema di importazione e di approvvigionamento sarà in linea con la normativa europea. Ad oggi nulla è cambiato: i pazienti soffrono e i politici, dopo aver messo al riparo il proprio vitalizio, pensano alla nuova campagna elettorale. All’ultima lettera inviata direttamente al sottosegretario Costa, non hanno avuto risposta. Ecco perché l’associazione Comitato Pazienti Cannabis Medica, esasperata dalla situazione, ha deciso di prendere carta e penna e scrivere direttamente all’Antitrust.
Carenza di cannabis: la lettera dei pazienti all’Antitrust
Roma, 26 luglio 2022.
Gentile Direttore Rocchietti March,
Le scrivo in qualità di Presidente del Comitato Pazienti Cannabis Medica per richiamare l’attenzione sul tema della
carenza di cannabis terapeutica nel nostro Paese, che diventa giorno dopo giorno, mese dopo mese, sempre più grave e sempre più inascoltato.
La nostra associazione interloquisce da ormai un anno con il Ministero della Salute, tramite il Tavolo di lavoro istituito dal Sottosegretario alla Salute Costa, per fronteggiare il problema. Questo lo facciamo, come Lei comprenderà, non per qualche interesse di tipo economico o pubblicitario, ma perché siamo pazienti che da anni – con una situazione che si è aggravata particolarmente dall’inizio della pandemia e che oggi permane – incontrano continue difficoltà nel reperire i medicinali galenici necessari per curare alcune patologie.
Come Lei sa, la cannabis terapeutica è un medicinale a tutti gli effetti e viene prescritto dai medici per determinate patologie, che devono essere ampliate e aggiornate. Ad oggi, in Italia si stima che siano oltre 50mila i pazienti che potrebbero ricorrere a tali medicinali, con un conseguente fabbisogno annuo stimato di 10 tonnellate circa. Eppure nel nostro Paese si registra ormai da anni una carenza sistematica di materia prima, con una disponibilità effettiva di circa 850 kg (a fronte delle dieci tonnellate necessarie!). Questo è dovuto al fatto che, da una parte, l’unico soggetto autorizzato nel nostro Paese a produrre cannabis terapeutica è lo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze – con una produzione annua di circa 200-250 kg di prodotto – dall’altra parte, l’importazione è consentita solo dall’Olanda, in quantità insufficienti, seppur il prodotto sia disponibile in altri Paesi europei e anche di qualità migliore e una maggiore varietà terapeutica.
Nonostante i buoni propositi e le dichiarazioni del Ministero, è ora di un decreto d’urgenza. Esattamente da oltre un anno di interlocuzioni improduttive, non si è ancora tenuto un aumento significativo della quantità del mercato italiano stimata dal ministero. Nessuna risposta anche solo alla semplice richiesta di maggiori quantitativi di prodotto da rendere immediatamente disponibili. L’unica cosa che è stata fatta è stata l’indizione, da parte del Ministero della Difesa, di un bando – per quantitativi assolutamente irrisori (circa 100 kg) – per la fornitura di cannabis terapeutica allo Stabilimento di Firenze. Tra l’altro, il bando è stato vinto dall’azienda danese Little Green Pharma, a riprova del fatto che non esiste solo il prodotto olandese e che non vi è alcuna ragione di salute pubblica da giustificare questo unico canale di approvvigionamento diretto.
Anche sul fronte della produzione nazionale, ci si è limitati ad avviare una manifestazione di interesse – la cui conclusione è stata prorogata al prossimo 29 luglio – per la selezione di operatori economici da invitare alla procedura ristretta per l’affidamento del servizio di coltivazione di piante di cannabis da conferire allo Stabilimento di Firenze. sarebbe disponibile prima di almeno tre o quattro anni.
Ci rivolgiamo quindi all’Autorità Garante della Concorrenza in quanto è ormai diventata indifferibile la necessità di trovare una soluzione al problema della carenza di cannabis terapeutica in Italia, non nel lungo periodo, ma subito. Noi pazienti abbiamo il bisogno e il diritto – tra l’altro sancito dalla Costituzione – di poterci curare.
La situazione è insostenibile, e si trascina da troppi anni. Eppure, e lo abbiamo ripetuto più volte nell’ambito dei lavori del Tavolo del Ministero, la soluzione per fronteggiare il problema è semplice ed immediata: l’apertura alle importazioni da altri Paesi europei. I prodotti presenti negli altri mercati europei sono registrati e certificati secondo i criteri EuGMP e regolarmente utilizzati in molti paesi europei. L’apertura alle importazioni, tra l’altro, consentirebbe di offrire una più vasta gamma di infiorescenze, permettendo al paziente – previa prescrizione del medico curante – di poter disporre della varietà più efficace per la propria patologia. Esattamente come avviene per tutti gli altri farmaci. Solo in questo modo, si garantirebbe una reale continuità terapeutica. Tra l’altro, più volte i pazienti hanno dichiarato di preferire altri prodotti rispetto a quelli olandesi.
Tuttavia, nel corso dei lavori del Tavolo, è emersa una chiara e immotivata mancanza di volontà, da parte del responsabile dell’Ufficio Stupefacenti del Ministero della Salute, ad autorizzare gli importatori italiani ad importare cannabis terapeutica da atri Paesi europei che non siano l’Olanda. Questo vincolo posto all’importazione è del tutto illegittimo e in manifesta violazione della libera circolazione delle merci e dei servizi.
Non riusciamo proprio a comprendere quali siano le reali ragioni per cui il Ministero della Salute impedisca a noi pazienti di poter avere accesso ai medicinali necessari per curarci. Il comportamento delle Istituzioni è allineato diversamente rispetto alle intenzioni dichiarate al tavolo: vi è una produzione nazionale insufficiente; sono stati posti vincoli alle importazioni e, inoltre, vengono indette gare sporadiche per quantità irrisorie. Così non si tutela la salute pubblica, così si impedisce ai pazienti di curarsi. Tutto questo in contrasto con le intenzioni dimostrate a parole, tradite dai fatti.
Durante i lavori del Tavolo, abbiamo appreso che l’Autorità si è già occupata del tema della carenza della cannabis terapeutica e che il Ministero avrebbe assicurato all’Antitrust che sarebbero state adottate misure per modificare il sistema di approvvigionamento e di importazione al fine di garantire un maggiore quantitativo di prodotto. Mi preme informarvi che nulla di ciò è successo.
Ad oggi, non vi sono risultati concreti in tal senso e i pazienti – non esagero a dire, disperati – non sanno più a chi rivolgersi per avere risposte su un tema che determina la qualità della loro vita. Poiché questa situazione, che dura ormai da troppi anni, è legata ad un assetto normativo che tutti gli esperti ci dicono essere in manifesta violazione della normativa europea, Le chiedo, a nome dei pazienti che rappresento e di tutti i pazienti che soffrono a causa della carenza di cannabis terapeutica, un incontro urgente sul tema. Riteniamo infatti che un vostro intervento si renda necessario ed urgente per chiarire che non possa esistere un vincolo all’importazione di medicinali certificati secondo le normative europee.
Con l’auspicio di incontrarLa al più presto, sarà nostra cura contattare la Sua Segreteria per verificare la Sua disponibilità.
Santa Sarta – Presidente del Comitato Pazienti Cannabis Medica
L'articolo Nessuna risposta dalla politica: i pazienti scrivono all’Antitrust proviene da Cannabis Terapeutica.